Le origini

Le  prime foto dell’attuale Circolo Culturale A. Guerrini, a quei tempi conosciuto come Circolo dei Vicoli, le troviamo nelle Memorie illustrate di Ravenna di Gaetano Salvini (Vol.1 pag 143)

Nello stesso volume troviamo anche le prime notizie sulla nascita del Circolo. Riporta Salvini che la società dei Vicoli,  appartenente al Partito Repubblicano, era situata a  poca distanza dal circolo Aurora, in via Fiume Abbandonato all’angolo con via Ghibuzza. Solo nel 1910, ricorda il Salvini,  è stata eretta una residenza più grande e propria, in via Sabbionara giù nel letto del fiume abbandonato, essendo aumentato il numero degli affiliati.

In effetti, nel libro di Umberto Serpieri “Il Partito Repubblicano di Ravenna dal 1900 al 1911”, recentemente riproposto in anastatico a cura del PRI ravennate, risulta che la società dei Vicoli, nel 1911, con 200 iscritti, rappresentava il circolo più numeroso di tutta la provincia ravennate.

La società dei Vicoli quando fu costituita si componeva di contadini repubblicani dei vicoli situati oltre la Madonna del Torrione.

La composizione sociale del circolo, come emerge dai contratti per l’acquisto del terreno ove sorgerà l’immobile, è varia ma, prevalente è la presenza di artigiani e di coloni mezzadri. Un ceto popolare ma con una forte caratterizzazione individualistica e libertaria. Un mondo che aveva trovato nel PRI l’interlocutore più adeguato per rappresentarne gli interessi. Non a caso, fin dalla nascita del PRI, avvenuta nel 1895, pur con alti e bassi si palesò il conflitto tra tale realtà sociale e l’altro partito popolare, il socialista, egualitario e collettivista. Si scontravano gli obiettivi di progresso attraverso l’ampliamento dei margini di libertà e di opportunità delle classi più povere, propri della realtà sociale  repubblicana, e quelle dei socialisti per i quali il progresso era rappresentato dal collettivismo,  panacea per i mali della classe operaia. Tale scontro, a lungo latente all’interno di organismi unitari della rappresentanza sociale sindacale e cooperativa, emergerà in tutta la sua valenza storica e ideale nella nota vicenda delle macchine trebbiatrici.

I contadini- mezzadri, che in gran numero avevano aderito al circolo repubblicano dei Vicoli e che in tutta la campagna romagnola avevano trovato nel PRI il loro interlocutore, nel corso degli anni avevano acquistato, in forma cooperativa, macchine trebbiatrici e siccome il costo di tale lavoro nel contratto di mezzadria era a loro addebitato, oltre alle macchine univano anche un lavoro comune, aiutandosi l’un l’altro al momento della trebbiatura.

I braccianti socialisti invece volevano imporre il monopolio del loro lavoro anche sulle macchine trebbiatrici. Non riuscendo ad imporre i loro voleri in sede locale, ove il PRI e i contadini erano più forti, decisero di convocare un consiglio della Federazione Nazionale dei Lavoratori della terra facendo decidere in sede nazionale, ove i braccianti erano un numero di gran lunga superiore ai contadini, il monopolio dei braccianti sull’utilizzo delle macchine trebbiatrici.

La reazione dei contadini ravennati fu immediata. La Fratellanza di Ravenna il 27 Novembre respinse la decisione nazionale e il conflitto dilagò con comizi, cui seguirono i boicottaggi dei braccianti socialisti contro i mezzadri. Il 2 aprile 2010 la Fratellanza Contadini decise di dimettersi dalla Camera del Lavoro in quanto: ” autorizzava i boicottaggi contro i loro soci”.

Scrive al proposito Serpieri nel citato opuscolo: ” Quando in una famiglia di lavoratori manca il reciproco rispetto e non si cerca di armonizzare gli interessi discordanti, ma d’imporre al più debole la volontà del più forte, quando si conculca ogni rispetto al pensiero politico e si vuole ridurre l’organizzazione ad una prigione, allora è naturale che il dissidio scoppi in tutta la sua potenzialità”. Seguì un referendum tra tutti i rappresentanti delle sezioni repubblicane che dichiararono la loro volontà di separarsi dalla Camera del Lavoro. Con il risultato che non solo i contadini ma anche non pochi braccianti si iscrissero alla nuova Camera, assieme agli operai delle arti e dei mestieri.

Il 24 aprile 2010 si svolse il primo congresso della nuova Camera e si scoprì, con grande scorno dei socialisti, che in un primo tempo avevano irriso la nuova organizzazione, che ad essa avevano aderito ben 4378 braccianti su un totale di 20 mila organizzati. A rinfocolare il conflitto il 6 maggio 1910 si ebbe l’eccidio di Voltana. E’ sempre Serpieri a scrivere: Circa 400 braccianti della vecchia Camera  attorniarono un gruppo di contadini i quali essendo boicottati si scambiavano le opere, li aggredirono, li malmenarono, lasciando sul terreno un morto e 13 feriti.

Seguirono poi altre scissioni con la costituzione di una nuova Cooperativa Muratori  e nuova Cooperativa Braccianti.

Il ricordo delle vicende storiche cruciali dei primi anni del novecento è necessario in quanto senza conoscerle si fatica a capire anche la forte tensione che ha accompagnato in quegli anni lo sviluppo organizzativo del PRI e la nascita delle Case Repubblicane, sorte tutte più o meno in questo periodo. Lasciamo parlare di nuovo Serpieri:  Nei primi dieci anni del nuovo secolo, grazie al lavoro e ai sacrifici degli affiliati al PRI sorsero in tutto il territorio ravennate “Le case Repubblicane”.Lo sviluppo assunto in brevi anni del nostro partito nel Ravennate ha creato la necessità di locali sociali decorosi e adatti. Questo bisogno vivamente sentito dai lavoratori di abbandonare l’osteria e la cameraccia e di far centro della propria esistenza il Circolo politico, attesta della loro elevazione morale e dell’importanza grandissima che annettono alla vita del partito. Così alla Chiesa si è sostituita la Società Repubblicana: ivi convengono nelle ore di riposo uomini, donne, bambini e l’onesta ricreazione è accompagnata dalla propaganda, dalla lettura e dalla discussione. Si può dire che non v’è più una frazione nella quale non sia sorta la casa repubblicana, modesta o grandiosa, e sempre per virtù dei lavoratori i quali hanno voluto vincolare la propria fede ad una continuità d’azione e di vita politica.

Si può presumere che a stimolare questo ingente processo di strutturazione dell’organizzazione politica del partito abbiano agito tre componenti essenziali e concomitanti: la forte fede nell’ideale politico, la decisa tutela degli interessi dei quali i repubblicani si sentivano portatori, la concorrenza spietata con l’altro partito della sinistra, il socialista, le cui concezioni collettiviste contrastavano con gli ideali e la realtà sociale interclassista dei repubblicani.

 

Il nuovo Circolo dei Vicoli

Su “ La libertà” settimanale del PRI in data 9 febbraio del 1911 venne data notizia che la domenica precedente presso il circolo dei Vicoli si era svolta “la prima festa da ballo nel nuovo grandioso locale”. Lo stesso Salvini nelle sue memorie riporta che “nel corso del carnevale del 1911 presso il circolo dei Vicoli è stata data la prima festa da ballo nella grande sala che occupa tutto il piano superiore”. E’ prevedibile che tale festa da ballo sia stata anche l’occasione per l’inaugurazione del circolo. Sfogliando le annate de “La Libertà” di quel periodo non si trovano, infatti, notizie circa l’inaugurazione del circolo. A differenza di quanto accaduto per i circoli Mameli e Doveri Diritti, dei quali il settimanale repubblicano riporta gli annunci dell’inaugurazione. Come vedremo negli atti relativi al circolo, la costituzione di una vera e propria cooperativa intestataria del circolo avverrà solo nel secondo dopo guerra. Pertanto, non potendo attingere a specifiche fonti scritte o parlate, si può solo ipotizzare che, essendo la nuova sede di proprietà privata, il trasferimento in essa del circolo repubblicano sia stata considerato un semplice cambiamento di sede.

Sta di fatto che dal 26 gennaio 1910, data del primo atto di acquisto di terreno in via Sabbionara, al 9 febbraio 1911, data di organizzazione della prima festa nel nuovo locale, i soci del circolo  riuscirono a costruire un immobile di notevoli dimensioni, aggiungendo il circolo dei Vicoli alle decine di altri immobili costruiti nei primi anni del novecento. Se si pensa al numero dei circoli e ai pochi anni nei quali furono costruiti, si può ben dire che lo sforzo fu inaudito, da Guinness dei primati.

 

Gli acquisti del terreno

Il primo atto di acquisto di terreno per la costruzione del circolo dei Vicoli porta la data del 26 gennaio 1910.

Primo acquisto di terreno
Primo acquisto di terreno in data 26 gennaio 1910 come risulta dall’Archivio Notarile di Ravenna ( All.1)

 Atto del notaio Augusto Roversi,  Benini Domenico  e Benini Giuseppe, possidenti, vendono ai signori: Gambi Silvio Nilo, un perimetro di terreno posto in Villa S. Biagio in via circonvallazione S. Gaetanino di mq 686,80 in confine con la via suddetta e con le proprietà di Sangiorgi e Peretti e l’appezzamento di terreno dell’Ing. cav. Ugo Vegiuzzi, al prezzo 1100 lire, interamente pagato prima della stipula;

Secondo acquisto di terreno Guerrini
Secondo acquisto di terreno in data 19 giugno 1919 come risulta dall’Archivio notarile di Ravenna( All.2)

e Venturi Giovanni,  che dichiara di acquistare per sé e la moglie Mingozzi Emma in parti uguali, un perimetro di terreno di mq 174,31 al prezzo di lire 300. Nell’atto si legge tra l’altro che: Gambi Silvio Nilo si obbliga nei confronti dei F.lli Benini, che nell’appezzamento di terreno confinate con quello acquistato dai sig.ri Venturi, confinante con la via S. Gaetanino pari a mq. 270,25, a nord est, pur esercitando tutti gli atti del pieno possesso e quindi di erigere anche fabbricati, non impianterà mai in detto terreno, motori di qualsiasi specie, macchinari, osterie società di divertimento o altro che possa creare danni o noia o molestia e garantendo che in caso di vendita di tale perimetro, Gambi Silvio Nilo obbligherà l’acquirente a rispettare tali patti, fino a quando i F.lli Benini e i loro eredi saranno proprietari della restante proprietà da essi acquistata dal marchese Cavalli con rogito del 1 novembre 1909 di cui fa parte l’appezzamento in parola.

Il secondo acquisto si ha in data 19 giugno del 1910.  Con atto del Notaio Calzolari Giuseppe ( All. n.2),  il Sig. Peretti Giuseppe, possidente, vende  a: Galli Giulio, commesso viaggiatore,  mq 1184,10 al prezzo di 395 lire; Casadio Edoardo, calzolaio e alla moglie Fabbri Gertrude donna di casa, mq 262,21 per lire 95; Sansoni Francesco, bracciante e alla moglie Cicognani Sofia mq 234,56 per lire 65; Mazzotti Antonio, barbiere, Tartagni Giuseppe, falegname, Cellini Bartolomeo, calzolaio, Ricci Cesare, trafficante, Morelli Cesare, operaio, mq 1100,94 per lire 370; Gattamorta Attilio, fabbro, mq 249,95 per 75 lire; Ghinassi Costante, ortolano, mq 106,77 con annessa casa dell’ortolano, per lire 1000.

In data 29 marzo 1912 con atto del notaio Calzolari Giuseppe (all. n.3), Galli Giulio trasferisce parte della proprietà acquistata il  19 giugno 1010 a:

Mazzotti Antonio-barbiere, Tartagni Giuseppe – falegname, Cellini Bartolomeo – calzolaio, Ricci Cesare – industriale, Morelli Cesare – colono mq. 60 per lire 30; Gambi Goffredo– possidente, mq. 120 per lire 50; Casadio Edoardo – calzolaio, mq 130 per lire 65; Pasini Aristide – birocciaio, mq 100 per lire 50; Bondi Vincenzo –calzolaio, mq 70 per lire 35; Savorelli Giacomo – bracciante, mq 90 per lire 45; Giardini Clemente e Giardini Giovanni mq 110 per lire 55; Giardini Angelo –birocciaio, mq. 110 per lire 55.

mappa trasferimenti
Mappa dei trasferimenti di proprietà all’interno dei soci -29 marzo 1912 ( All.3)

Si consideri che Galli Giulio, nel 1910, aveva pagato il terreno circa lire 2,997 al mq. Dopo due anni  ne  rivende una parte ad altri iscritti al circolo a 2 lire al mq. Considerato il prezzo inferiore, la vendita ha avuto evidentemente il solo scopo di allargare la base sociale dei proprietari del terreno su cui sorge l’immobile.

L’ultimo atto interno ai soci del circolo, relativo a trasferimenti di proprietà, si ha in data 17 febbraio 1921, quando si procede alla sistemazione di una porzione delle proprietà acquistata in comune da un gruppo di soci.

Con atto del notaio Francesco Zinanni (All. n.4), Mazzotti Malvina, Cesira e Ida e Mazzotti Aristogitone  (presumibilmente eredi di Mazzotti Antonio) e Ricci Cesare vendono a Tartagni Giuseppe, Cellini Bartolomeo, Morelli Cesare uno stabile, residenza della Società Repubblicana detta dei Vicoli, posta in sobborgo Saffi, via Sabbionara, per il prezzo di lire 6000, del quale gli acquirenti dichiarano di avere già il materiale e legale possesso della comproprietà acquistata.

Per concludere questa prima parte, della ricerca, si può rilevare che su 200 iscritti, in 22 hanno acquistato porzioni di terreno e, probabilmente, esercitano la proprietà dell’immobile in base alla legge cosi detta della Tontinaria, la quale prevedeva che le proprietà in comune, in caso di morte di uno dei contraenti, passassero ai restanti proprietari.

 

Le attività del circolo dei Vicoli

Le notizie che si hanno sull’attività del circolo sono scarse. Si ha notizia di un ordine del giorno approvato dall’assemblea dei soci in data 6 gennaio 1910 a sostegno della battaglia ingaggiata dalla giunta comunale a guida repubblicana, della quale su “La Libertà” si trovano ampi resoconti, contro la decisione del prefetto di aumentare la tassa sui foraggi che: favorisce le cricche reazionarie e sociali tassando con evidente sperequazione le classi povere. Degno anche di nota il fatto che il circolo sia quasi sempre presente con propri rappresentanti alle riunioni delle quali si riportava notizia sul settimanale del partito.

Il 2 agosto 1922 si ha notizia di una nota inviata dalla Prefettura di Ravenna al ministero dell’interno nella quale si denuncia il fatto che: nel corso di uno sciopero indetto dai birocciaii in gran parte repubblicani, non ancora piegati ai voleri del sindacato fascista contro l’Unione Commerciale e l’Associazione Agraria, nei pressi del circolo repubblicano dei Vicoli avveniva uno scontro tra alcuni fascisti e un gruppo di scioperanti, con lancio di bombe e colpi di rivoltella che ebbero come conseguenza il ferimento di otto persone, due delle quali morivano poco dopo ( All. n. 5.)

Stante la stringatezza dell’informazione e l’assenza di accuse specifiche ai dimostranti, si può dedurre che le bombe, i colpi di pistola e gli assassinii siano stati opera dai fascisti spalleggiati dalle forze dell’ordine.

IL 15 novembre 1923 in un’informativa trasmessa al questore di Ravenna si denuncia il fatto che:  “in città, nei sobborghi e nelle frazioni si verificano con preoccupante frequenza attentati contro fascisti. Si segnala tra l’altro che alle ore tre antimeridiane l’avanguardista Sanzani Libero è stato fatto segno a due colpi di rivoltella provenienti dal circolo repubblicano dei Vicoli, che fortunatamente non l’hanno colpito”.( All. n.5)

Da tale comunicazione si può dedurre che, in quegli anni, i repubblicani vigilassero anche nelle ore notturne il proprio circolo, difendendolo dagli avanguardisti evidentemente male intenzionati.

Nel libro di Sergio Gnani I repubblicani ravennati di fronte al fascismo, si riporta che: “Cesare Sangiorgi incaricato delle funzioni di questore di Ravenna in un rapporto del gennaio 1925 illustrava al Prefetto l’esigenza di procedere alla chiusura di circoli e ritrovi sospetti. Tra questi annoverava il  circolo Vicoli  in quanto: ospita elementi sovversivi e pertanto pericolosi, e si è riaperto con evidente scopo di svolgere propaganda a base rivoluzionaria e dar ricettacolo ai social-comunisiti privi di sede”. In tale rapporto si denunciava anche l’opera di propaganda che Arnaldo Guerrini, (non si sa se iscritto o meno al circolo dei Vicoli, certo ne era un riferimento politico), andava svolgendo nel proprio ufficio presso la Casa del Popolo, nonché come promotore dell’associazione “Italia Libera”, tramite la quale si  raccoglievano adesioni di ex combattenti per un progetto politico economico orientato ad ideali democratici. Nel ravennate tale associazione- scrive Gnani – svolgeva un duplice ruolo, uno legale di assistenza agli ex combattenti ed uno clandestino allo scopo di combattere anche con le armi il fascismo. L’organizzazione capeggiata dal Guerrini era composta da 42 elementi suddivisi in gruppi di 4-5 elementi agli ordini di 9 capi gruppo. 

Targa in onore di Arnaldo Guerrini posta nel circolo nel 1960
Targa in onore di Arnaldo Guerrini posta nel circolo nel 1960

Il 25 novembre del 1925, a seguito delle persistenti sollecitazioni dei capi fascisti, la Casa del Popolo centro propulsore dell’”Italia Libera”, dell’attività di Arnaldo Guerrini e dei repubblicani veniva definitivamente chiusa e la cooperativa Mazzini sciolta. Guerrini veniva condannato a 4 anni di confino. Eguale sorte toccherà ad altri antifascisti ravennati. Seguì nei successivi anni, tra il 1926 e il 1929, la chiusura e la requisizione forzata di numerosi i circoli repubblicani. Il circolo dei Vicoli subì analoga sorte nel 1931.

Il 9 maggio del 1931 si ha, infatti, un atto di compravendita del circolo. Gambi Silvio Nello, Cellini Bartolo, Morelli Cesare vendono ( si saprà poi che furono costretti ) l’immobile agli Asili Infantili per Maschi e Femmine di Ravenna. Non è dato sapere dove siano finiti gli altri 19 proprietari. Se si siano allontanati dal PRI, senza, per correttezza, chiedere alcunché di una proprietà che avevano contribuito ad acquistare per dare una sede al partito Repubblicano, oppure se siano deceduti.